Caro Stefano, tu sai che non aspiro a far parte della nutrita schiera dei presentatori «in catalogo». I problemi connessi al mondo delle arti figurative mi interessano ed appassionano al di là dell'impegno professionale
nella misura in cui il definirsi del panorama a questo livello mi coinvolge come uomo al quale è dato di essere fruitore c destinatario della produzione artistica, così come lo siamo noi tutti. Non ho mai accettato il ruolo di mediatore » tra l'operatore ed il pubblico se non in senso molto lato. Le ragioni ti sono note e non corre qui occasione di riprendere le fila di un discorso, di una polemica che apparirebbe sproporzionata alla occasionalità della situazione. Vale, invece, la pena di ripercorrere, se pur con agilità, i termini di un dialogo che ci ha visti impegnati ad analizzare le tappe di un discorso figurale che cerca oggi di uscire dall'angustia di una esperienza maturata in una delle più drammatiche situazioni della provincia di questa nostra Italia.
Nell'epoca dello strepitoso sviluppo tecnologico, che consente una enorme rapidità negli scambi, nelle informazioni a tutti i livelli, tu testimoni quale sforzo sia ancora necessario compiere per uscire da una dimensione superata solo all'apparenza ma che nella realtà trattiene nella sua angustia larghi strati popolari. Lo svilimento del patrimonio culturale delle nostre provincie, il concentrarsi della vita artistica nei grossi centri industriali, obbliga chi intende operare fattivamente a ripercorrere, quasi privo di memoria, cammini faticosi ed impervii. Il loro lavoro suona cocente condanna per chi, incurante delle aspirazioni di noi tutti, ci sottrae il fertile, l'unico terreno dal quale le nostre radici potrebbero trarre linfa per continuare il percorso della storia. Queste sono le ragioni che mi fanno amare il tuo lavoro al di là dell'interesse per gli aspetti formali che lo caratterizzano, se non addirittura in opposizione ad essi. Questo lavoro mi dice quanta parte della tua coscienza è vigile c critica nei confronti di una società
che la comune fede militante ci impedisce di definire con semplificazioni incisive ma pur sempre riduttive a confronto della complessità dei problemi sul tappeto. In esso tu ricerchi con tenacia le tracce di una umanità che la pervicacia dei tempi non ha affievolito e tanto meno cancellato. Il tentativo di rintracciare il filo conduttore che unisce l'uomo di ieri, lo Spartaco rivoltoso, con l'uomo di oggi, il combattente vietnamita come il bracciante siciliano in lotta, inserisce nel tuo mondo formale popolato da larve sofferenti, il senso della continuità del dramma umano. La natura, sovente più clemente dell'uomo, è muta testimone di questa via crucis che pare non doversi mai concludere. Il dirompente cromatismo che nei tuoi ultimi lavori si arricchisce di una originale esperienza materica che ti porta ad esaltare il valore del « medium • nell'opera d'arte sulla scorta di esperienze già percorse ma non esaurite, illumina con abbaglianti guizzi eruzioni magmatiche che sgorgano da un tormentato sub-conscio
il cui diaframma ultimo sbriciola al cospetto delle prorompenti emozioni, di scoppi d'ira veementi. Cc la natura è stravolta da allucinazioni di sapore surreale dalle quali l'immagini figurate viene via via emarginata. La complessa tecnica che usi, i colori ricavati con paziente, artigianale amore da pietre naturali e foglie finemente triturate e successivamente stemperate, così come i procedimenti di preparazioni della tela e rifinitura del quadro, sembra contrastare con l'irruenza del gesto creativo che ti è proprio n invece individua due aspetti complementari di un temperamento che unisce l'amore per la paziente riceca alla veemenza del dire. Questa altra « importante » personale che propone al difficile pubblico la lettura della tua valida stagione artistica spero sia arricchiti da fruttuosi apporti critici, consigli, osservazioni, dibattiti, affinché tu possa continuare con immutato vigore il difficile cammino che hai scelto. Questo è il mio fraterno augurio.
Paride Chiapai
Nessun commento:
Posta un commento